italiano2na
lunedì 14 gennaio 2019
giovedì 22 maggio 2014
Treccani Marcovaldo (lavoro di Julia)
LESSICO FONDAMENTALE PER LA COMPRENSIONE DEL TESTO
Sostantivi
Manovale
Panchina
Stormo
Uomo
di fática
Guanciale
Beccaccia
Caposquadra
Idratante
Piccione
Disoccupato
Triciclo a furgoncino
Anatra
Spazzino Biancheria
Vischio
Lavandaia Lampione
Leprotto
Caporeparto Scritta
Api
Postino
Impiastro
Vespa
Bigliettaio
Granello
Sorcio
Vaccaro
Comignolo
Rondine
Mungitore
Mandria
Allevatore
Muso
Vigili
notturno
Cociotto
Pompiere
Sciame
Cassiera
Tinca
Magazziniere Branco
Renaioli
Aggetivi
Occhialuto
Paonazo
Esitante
Guantate
Paludoso
Sconfinato
Sfocato
Agiato Inconsueto Intorpidito
Verbi
Chinarsi Scaricare Spalare
Arrampicare Scrollare
Pigiare Smitare Svitare Avvitare
Ammuchiere
Connettivi
Piuttosto
Pure Accadde che Dovunque
Tranne Almeno Anziché
LESSICO LEGATO ALLA TRAMA
Sostantivi
Monello Monellaccio Scoperta Traccia Babbo
Tabellone
pubblicitario Corona
d’alloro
Tizio Cicca
Ceppo Guarito Pigione Sfratto Villeggiatura
Coperchio Fagotto Posate Abbaino Mansarda
Pietanziera Siccità
Osteria Isolato Baratro
Casamento Banco Orlo Fionca Ubriaco
Ghiaino-(ghiaione) Sassolino Concorrente Rena
Aggettivi
Appiccicato Smarrito Spiegazzato Polveroso Grave
Medessimo Fioco
Verbi
Inveire Russare Zufolare Ammettere Amucchiare
Sputare Pungere
Pascolare Spostare Affezionarsi
Galleggiare
Connettivi
Accanto a Anzi Infatti Ormai
Insomma Dunque
Intanto
Inquanto ché Invece Innanzi
LESSICO CHE TI ABBIA COLPITO
Sostantivi
Polline Aiola Zampillo Zuppiera Fruscio
Autosprazzaneve Ragnatela Gobba
Rottame
Corriera Menzognero Catino Branda Callifugo
Pioppi Stoccafisso Fiaba
Bomboccione
Aggettivi
Verbi
Affacciarsi
Trascinare Tubare Strizzare Sfrecciare
Connettivi
Man mano Ossia
ESPRESSIONI
In cagnesco Richiusa con mal garbo Avere il
cuore in gola
A capofitto S’era messo fresco
Stivali a mollo
Far la spola A casaccio Un soldo
Fiasco di barbera Galopava
alla calcagna
mercoledì 21 maggio 2014
Marcovaldo (Guardiani dei paragrafi: Dionís e Miguel Ángel)
Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi.
(la velleggiatura in panchina)
"Papà" dissero i bambini, "le mucche sono come i tram?
Fanno le fermate? Dov'è il capolinea delle mucche?"
"Niente a che fare coi tram" spiegò Marcovaldo, "vanno in
montagna."
"Si mettono gli sci?" chiese Pietruccio.
"Vanno al pascolo a mangiare l'erba."
"E non gli fanno la multa se sciupano i prati?"
(Viaggio con le giucche)
Marcovaldo si portava ogni giorno il pranzo in un pacchetto di carta da
giornale; seduto sulla panchina lo svolgeva e dava il pezzo di giornale
spiegazzato al signor Rizieri che tendeva la mano impaziente, dicendo: –
Vediamo che notizie ci sono, – e lo leggeva con interesse sempre uguale, anche
se era di due anni prima.
Così un giorno ci trovò un articolo sul sistema di guarire dai reumatismi
col veleno d'api.
– Sarà col miele, – disse
Marcovaldo, sempre propenso all'ottimismo.
(La cura delle vespe)
Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà
donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse
tranne il manovale Marcovaldo che proprio lí prendeva ogni mattina il tram.
Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli,
semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a
colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle
sabbie del deserto.
(Funghi in città)
Alle sei di sera
la città cadeva in mano dei consumatori. Per tutta la giornata il gran daffare
della popolazione produttiva era il produrre: producevano beni di consumo.
(Marcovaldo al
supermarket)
Le vie e i corsi
s'aprivano sterminate e deserte come candide gole tra rocce di montagne. La
città nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se nella
notte l'avevano cambiata con un'altra? Chissà se sotto quei monticelli bianchi
c'erano ancora le pompe della benzina, le edicole, le fermate dei tram o se non
c'erano che sacchi e sacchi di neve? Marcovaldo camminando sognava di perdersi
in una città diversa...
(La città smarrita nella neve)
Se continuava a fare dei muretti così, poteva costruirsi delle vie per
lui solo, vie che avrebbero portato dove sapeva solo lui, e in cui tutti gli
altri si sarebbero persi. Rifare la città,
ammucchiare montagne alte come case, che nessuno avrebbe potuto distinguere
dalle case vere. O forse ormai tutte le case erano diventate di neve, dentro e fuori;
tutta una città di neve con i monumenti e i campanili e gli alberi, una città
che si poteva disfare a colpi di pala e rifarla in un altro modo
(La città smarrita nella neve)
– Papa, quel bambino è un bambino povero? – chiese Michelino.
Marcovaldo era intento a riordinare il
carico del furgoncino e non rispose subito. Ma dopo un momento, s'affrettò a
protestare: – Povero? Che dici? Sai chi è suo padre? È il presidente
dell'Unione Incremento Vendite Natalizie! Il commendator...
S'interruppe, perché non vedeva Michelino. – Michelino, Michelino! Dove
sei? – Era sparito.
(I figli di Babbo Natale)
Un giorno di nevicata, nel giardino erano tornati tanti gatti come fosse
primavera, e miagolavano come in una notte di luna. I vicini capirono che era
successo qualcosa: andarono a bussare alla porta della marchesa. Non rispose:
era morta.
(II giardino dei gatti ostinati)
“Trovarono ancora
funghi per tuttie, in mancanza di cesti, li misero negli ombrelli aperti.
Qualcuno disse: sarebbe bello fare un pranzo tutti insieme!- Invece ognuno
prese i suoi funghi e andò a casa propria.
Ma si rivedero
presto, anzi la stessa sera, nella medesima corsia dell´ospedale, dopo la
lavatura gastrica che li aveva tutti salvati dall´avvelenamento: non grave,
perché la quantità di funghi mangiate da ciascuno era assai poca.
Marcovaldo e
Amadigi avevano i letti vicini e si guardavano in cagnesco.”
Cap.
1 “funghi in città”
“Marcovaldo stava
dicendo ai suoi pazienti:- Abbiate pazienza, adesso arrivano le vespe,- quando
la porta s´aperse e lo sciame invase la stanza. Nemmeno videro Michelino che
andava a cacciare il capo in un catino d´acqua: tutta la stanza fu piena di
vespe e i pazienti si sbracciavano nell´inutile tentativo di scacciarle, e i
reumatizzati facevano prodigi d´agilità e gli arti rattrappiti si scioglievano
in movimenti furiosi.
Vennero i
pompieri e poi la croce rossa. Sdraiato sulla sua branda all´ospedale, gonfio
irreconoscibile dalle punture, Marcovaldo non osava reagire alle imprecazioni
che dalle altre brande della corsia gli lanciavano i suoi clienti.”
Cap. 5 “la cura delle vespe”
“Con in corpo il calore
del vino, Marcovaldo camminò per un buon quato d´ora, a passi che sentivano
continuamente il bisogno di spaziare a sinistra e a destra per rendersi conto
dell´ampiezza del marciapiede (se ancora stava seguendo un marciapiede) e mani
che sentivano il bisogno di tastare continuamenti i muri ( se ancora stava
seguendo un muro). La nebbia nelle idee, camminando, gli si diradò; ma quella
di fuora restava fitta.”
Cap. 12 “la
fermata sbagliata”
“- Ma sui prati
ci estavi? Quando le bestie pascolavano?...
- Non s´aveva mai
tempo. Sempre qualcoasa da fare.
Per il latte, le lettiere, il letame. E tutto perché cosa? Con la scusa che non
avevo il contratto di lavoro, quanto m´hanno pagato? Una miseria. Ma se ora vi
credete che ve ne dia a voi, vi sbagliate.”
Cap.10
“un viaggio con le mucche”
lunedì 28 aprile 2014
giovedì 10 aprile 2014
La solitudine dei numeri primi
1. Stabilire una connessione tra la storia narrata e il titolo del obro.
2. I conflitti di Mattia.
3. La scelta di Mattia di andarsene.
4. Condiscendenza di Alice di fronte alla scelta di Mattia di andar via.
5. Il fallimento di Mattia e Alice.
6. Lo stile del libro.
2. I conflitti di Mattia.
3. La scelta di Mattia di andarsene.
4. Condiscendenza di Alice di fronte alla scelta di Mattia di andar via.
5. Il fallimento di Mattia e Alice.
6. Lo stile del libro.
La solitudine dei numeri primi (paragrafi. José)
pag. 226
Nadia descrisse i cannoli pieni di ricotta fresca e puntellati di minuscole scaglie di cioccolato nerissimo , come li facevano nell´unica pasticceria del suo piccolo paese d´origine. Mentre li descriveva tenne gli occhi chiusi e portò le labbra in dentro , come se potessero conservare ancora un po´di quel sapore .
pag. 251
C´era stata quella volta e ce n´erano state infinite altre, che Alice non ricordava più , perché l´amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta . Quello che rimaneva adesso era un arrossamento tenue, quasi invisibile sulla sua pelle tirata, nel punto in cui Fabio l´aveva colpita con un calcio .
pag. 260
" Non sono affari miei "disse, senza guardare Alice ." Ma tu devi andare là dentro . Da Fabio , oppure da un altro medico ".
Alice fissava Crozza . Il suo sconcerto iniziale lasciava già spazio alla rabbia . La strata era silenciosa . Tutti quanti erano rintanati in casa o in un bar per il pranzo . Le foglie dei platani ondeggiavano senza fare rumore .
pag. 265
Mattia guardò di nuovo la fotografia che Alice gli aveva espedito . Erano loro due insieme , di fronte al letto dei genitori di lei , travestiti da sposi con quegli abiti che sapevano di naftalina . Mattia aveva l´aria rassegnata , mentre lei sorrideva . Con un braccio gli cingeva la vita . L´altro reggeva la macchina fotografica e spariva in parte dall´inquadratura , come se ora lei lo tendesse verso di lui, adulto, per accarezzarlo .
pag 278
Alice gli aveva inviato la foto di una torta con la scritta un po´sbilenca Buon Compleanno , fatta di fragole tagliate a metà . Dietro aveva firmato solamente " A " puntato e non aveva aggiunto nulla . La torta l´aveva fatta lei , per il compleanno di Mattia , e poi l´aveva gettata nell´immondizia tutta intera .
Nadia descrisse i cannoli pieni di ricotta fresca e puntellati di minuscole scaglie di cioccolato nerissimo , come li facevano nell´unica pasticceria del suo piccolo paese d´origine. Mentre li descriveva tenne gli occhi chiusi e portò le labbra in dentro , come se potessero conservare ancora un po´di quel sapore .
pag. 251
C´era stata quella volta e ce n´erano state infinite altre, che Alice non ricordava più , perché l´amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta . Quello che rimaneva adesso era un arrossamento tenue, quasi invisibile sulla sua pelle tirata, nel punto in cui Fabio l´aveva colpita con un calcio .
pag. 260
" Non sono affari miei "disse, senza guardare Alice ." Ma tu devi andare là dentro . Da Fabio , oppure da un altro medico ".
Alice fissava Crozza . Il suo sconcerto iniziale lasciava già spazio alla rabbia . La strata era silenciosa . Tutti quanti erano rintanati in casa o in un bar per il pranzo . Le foglie dei platani ondeggiavano senza fare rumore .
pag. 265
Mattia guardò di nuovo la fotografia che Alice gli aveva espedito . Erano loro due insieme , di fronte al letto dei genitori di lei , travestiti da sposi con quegli abiti che sapevano di naftalina . Mattia aveva l´aria rassegnata , mentre lei sorrideva . Con un braccio gli cingeva la vita . L´altro reggeva la macchina fotografica e spariva in parte dall´inquadratura , come se ora lei lo tendesse verso di lui, adulto, per accarezzarlo .
pag 278
Alice gli aveva inviato la foto di una torta con la scritta un po´sbilenca Buon Compleanno , fatta di fragole tagliate a metà . Dietro aveva firmato solamente " A " puntato e non aveva aggiunto nulla . La torta l´aveva fatta lei , per il compleanno di Mattia , e poi l´aveva gettata nell´immondizia tutta intera .
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